L’amaro sfogo del Prof. Zangrillo: “Le Code per i Tamponi? Certificano la Morte del Paese”

 


Alberto Zangrillo interviene sul delirio tamponi in atto in tutte le città italiane: ad ingrossare le file di fronte alle farmacie non vi è più, infatti, solo l’esercito di chi ha rifiutato il vaccinodeve pagare un obolo — in termini di tempo, denaro e qualità degradata della propria vita — per poter lavorare.

Si mettono in coda, a centinaia di migliaia, anche coloro che devono spostarsi per le festività natalizie ed sono privi del green pass. E anche chi, nonostante la doppia o tripla dose e un fiammante super green pass da esibire ad ogni occasione, ingolfa ulteriormente la lista d’attesa per i test perché proprio non se la sente di affrontare pranzi e cenoni senza il verdetto di un test rapido.

Alla faccia dell’efficacia vaccinale

Davvero sconfortante, la visione dei propri connazionali messi in coda come nemmeno nella più sfrenata fantasia sovietica. Il tutto per farsi ficcare un cotton fiocc nelle narici: è quello che ha pensato stamattina Zangrillo, che nella sua Milano ha fotografato l’ennesimo «incolonnamento della speranza».

Un serpentone di decine, forse centinaia di persone all’inseguimento disperato del fantasma di una normalità che — la realtà lo certifica — non esiste più.

Continuando ad eseguire milioni di tamponi, «tra un mese rischiamo di avere l’Italia ferma. Se continuiamo in questo modo a fare tamponi a tutti, anche a chi non sintomi o magari ha un raffreddore, cosa potrebbe accadere il 25 gennaio con magari 1,5 milioni di persone contagiate? Vorrebbe dire avere 10 milioni di persone ferme e in quarantena.

In quel caso chi va a fare il pane, chi guida l’autobus, chi va ad insegnare a scuola? Si rischia di avere un Paese ingessato».

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