Il biologo Galmozzi: “Il Green Pass è rischioso, non ha fondamento. I Vaccini non sono Innocui”

Di Cristina Gauri – Sulla stretta delle misure anti-Covid, non abbiamo ancora visto il peggio. Ne è convinto il dottor Enrico Galmozzi, biologo molecolare ed ex ricercatore presso il Policlinico di Milano, con all’attivo 44 pubblicazioni e un’esperienza più che ventennale nel campo della ricerca.

Voce dissonante rispetto a quella degli «scienziati di regime», abbronzati dalle luci dei riflettori televisivi, Galmozzi non le manda a dire su green passvaccinazioni di massa, restrizioni, nonché sul clima da psicosi collettiva creato ad arte in questi ultimi 19 mesi.

Galmozzi contro il green pass

Secondo la narrazione mainstream i vaccini a mRna sono innocui: è vietato porre anche solo delle domande sulla loro sicurezza, mentre, al contempo, una parte del dibattito scientifico sostiene l’esatto opposto. A oggi che cosa ne sappiamo realmente? «I vaccini a mRna non si possono definire “innocui”. Come ogni farmaco – e questo è un concetto inopinabile – presentano una gamma di effetti collaterali che spaziano dal lieve-moderato al severo.

Purtroppo, le correlazioni in Italia sono molto difficili da verificare: questo perché, ad oggi, le segnalazioni di eventi avversi vengono eseguite attraverso il meccanismo di segnalazione passiva: il medico, nel ricevere il paziente con disturbi post-vaccino, non è in realtà obbligato a comunicarli all’organo preposto. Il sistema attuale non prevede inoltre che il dottore monitori la salute del vaccinato per due-tre settimane dopo l’iniezione, come sarebbe opportuno fare. E l’Aifa, dal canto suo, sta accumulando i dati relativi alle segnalazioni in modo conseguente.

Pertanto, l’assunzione del vaccino a mRna comporta – come tutti i farmaci – dei rischi, che vanno inseriti nel contesto più ampio del rapporto costi/benefici. Il Sars-CoV-2 uccide un particolare fenotipo di soggetti con specifici fattori di rischio (ipertensione, diabete) e soggetti fragili o anziani: è acclarato da 18 mesi di dati accumulati che – non si capisce per quale motivo – non si vogliono ascoltare.

Per quale motivo, quindi, un soggetto sano, che non presenta alcun fattore di rischio, dovrebbe correre anche il minimo pericolo di sviluppare reazioni – anche gravi o fatali – al vaccino? Generalmente il sistema immunitario di un soggetto sano, che non ha particolari comorbilità, riesce a fermare l’infezione: lasciamo quindi in pace i bambini, gli adolescenti, i giovani adulti – ma anche i 50enni – sani. Per onestà intellettuale devo comunque ribadire la mia contrarietà a quelle posizioni, piuttosto estreme e indimostrate, che dipingono il vaccino come un veleno progettato per sterminare l’umanità».

Il green pass viene presentato come una misura sanitaria «per proteggere sé stessi e anche gli altri». Ha un fondamento scientifico questa affermazione? Non contraddice, per esempio, l’eventualità che un vaccinato possa contagiare una persona non vaccinata con tampone negativo?

«Assolutamente sì. È una diatriba incomprensibile. Qualsiasi vaccino, se inoculato per via intramuscolare o intradermica, produce prevalentemente un’immunità di tipo neutralizzante ma non sterilizzante: con la somministrazione intramuscolare, cioè, il soggetto non è immunizzato, come si ripete spesso, bensì protetto. Infatti, questi vaccini funzionano bene per quanto riguarda la protezione dall’invasività del virus che, una volta entrato dalle vie aeree superiori del vaccinato, si reca in quelle inferiori, dove incontra le immunoglobuline neutralizzanti G e M indotte dal vaccino. Queste immunoglobuline bloccano l’eventuale sintomatologia grave, che rimane a livello delle vie aeree superiori, risultando quindi lieve.

Diversamente, se l’infezione arrivasse ai polmoni senza la protezione immunologica indotta dal vaccino, nei soggetti a rischio provocherebbe la polmonite seguita dalla tempesta citochinica (infiammazione improvvisa acuta), per arrivare infine alla coagulazione disseminata intravasale e alla morte per trombosi. Ma come detto, questi vaccini intramuscolo mancano invece della capacità di indurre una risposta sterilizzante sufficiente basata sulle IgA, che restano la classe anticorpale più importante per fermare il virus a livello delle mucose delle vie aeree superiori, impedendo così il contagio e la circolazione virale.

In conclusione, a mio parere il vaccinato che è convinto di essere immune potrà invece avere un’infezione da Cov-2 asintomatica o paucisintomatica, in grado di essere trasmessa ad altri e permettere quindi una circolazione del virus non significativamente inferiore a quella di un non vaccinato. Per questo motivo, l’uso indiscriminato del green pass è assolutamente aberrante, rischioso e privo di fondamento scientifico. La domanda da porsi è questa: è stato giusto ricorrere a questa vaccinazione massiva con tali metodi coercitivi? Abbiamo preferito vaccinare una platea enorme di persone che, nella gran parte dei casi, non ha avuto reazioni avverse, ma in alcuni casi potrebbe aver perso la vita. Ne valeva la pena o bastava limitarsi ai soli fragili? Temo lo si scoprirà presto».

L’efficacia dei vaccini rispetto alle varianti: per la vulgata mainstream il vaccino le contiene, per altri le favorisce. C’è stato uno scontro feroce che ha coinvolto anche Salvini. Una volta per tutte, a chi dobbiamo credere? «Le varianti sono un effetto collaterale della replicazione virale dei virus a Rna a causa delle enormi quantità di errori contenuti nello stesso processo di replicazione. Quando un individuo viene infettato dal virus, viene raggiunto da milioni di particelle, una nuvola eterogenea in cui sono contenute anche le varianti: da quella dominante – con la maggior capacità di sopravvivenza perché infetta e replica meglio – a quelle meno efficaci. La risposta anticorpale indotta dal vaccino potrebbe operare una forma di selezione sulla nuvola infettiva: alcune varianti, cioè, potrebbero riuscire a scappare al sistema immunitario e magari diffondersi, e altre no.

Questo non significa che le varianti siano emerse grazie ai vaccinati. In particolare, la popolazione umana è eterogenea ed è costituita da gruppi etnici con un contesto immunologico e risposte anticorpali differenti. I virus tendono quindi a creare varianti “razza-dipendenti” (inglese, indiana, sudafricana). La variante, pertanto, insorge indipendentemente dai vaccini, ma non può essere usata strumentalmente per dire “se noi non vacciniamo tutti, il virus continua a girare e produrrà delle varianti che renderanno inefficaci i vaccini”. Non funziona così, almeno non nel caso del coronavirus. Il problema semmai è che a 4-6 mesi dal vaccino il titolo anticorpale si abbassa, diversamente da quello dei guariti che ha, tra l’altro, uno spettro di protezione più ampio».

Il presidente del Consiglio in conferenza stampa ha affermato categoricamente che «chi non si vaccina, muore». Sappiamo che non è così. Fior di virologi sostengono ancora la tesi secondo la quale non esistono cure per il Covid, quando da un anno e mezzo alcuni dottori salvano vite curando i pazienti a casa.

«Il discorso del premier è stato scandaloso. Credo fosse un tentativo di terrorizzare le persone e metterle di fronte a un aut aut, cosa che ha poi fatto con il green pass. Solo l’Italia ha raggiunto questi livelli di repressione in Europa. Per quanto riguarda le cure domiciliari, questi medici – che da un anno e mezzo salvano vite – stanno però commettendo un errore grossolano: non si sono presi la briga di tentare di pubblicare degli studi, che darebbero loro una maggiore autorevolezza. Come, invece, ha fatto il professor Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Mario Negri. Il suo lavoro sulle cure domiciliari è stato pubblicato su una rivista indicizzata nella quale presenta un protocollo di cura nei primi sette giorni dalla comparsa dei sintomi. E sapete su cosa si basa? Aspirina, aulin e poi, eventualmente, cortisonici ed eparina. Remuzzi ha certificato questo protocollo.

Ai virologi da show televisivo che sostengono l’inesistenza delle cure non dobbiamo più dare spazio nei nostri discorsi. Sono convinto, ad ogni modo, che alla base di certe posizioni ci sia anche della buona fede. Noi scienziati siamo caduti in una trappola: ci si è dimenticati della scienza di base e delle prove sperimentali rigorose. Penso inoltre che l’Italia si sia intestardita sul green pass in un tentativo di recuperare credibilità a fronte del disastro sanitario di marzo 2020».

Il peggio deve ancora arrivare?

«È uno scenario da prendere con le pinze, ma io temo che, se non accadrà qualcosa che stravolga i piani, questa deriva sarà molto pericolosa per i non vaccinati. Temo che si possa arrivare a un…

L'articolo Il biologo Galmozzi: “Il Green Pass è rischioso, non ha fondamento. I vaccini non sono innocui” proviene da Rassegne Italia.

Commenti