Vaccino ai bimbi, virologi “confusi”. Bassetti: “Via libera senza indugi”. Vaia: “Aspettiamo, è troppo presto”

Da Il Messaggero  Vaccino ai più piccoli, il dibattito è in corso, alla luce dei dati diffusi ieri da Pfizer e BioNTech sul vaccino anti-Covid per la fascia 5-11 anni. Il vaccino – hanno chiarito le aziende – verrebbe somministrato a un dosaggio inferiore rispetto a quello utilizzato per i soggetti dai 12 anni in su, al momento è in corso anche un altro studio di Moderna per la valutazione del proprio vaccino per la fascia di età pediatrica tra 6 e 11 anni.

Così Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive all’università Statale di Milano e primario dell’ospedale Sacco sembra più che possibilista «rappresentano una sperimentazione con numeri importanti anche se non enormi, ma questa base ci consente di essere confidenti della possibilità di usare il vaccino nella fascia 5-11 anni – commenta – Ricordo che la variante Delta colpisce molto questa popolazione quindi credo che sia opportuno raccomandarlo.

Avere questo strumento ci permetterà di ridurre la diffusione e consentire di limitare significativamente la circolazione del virus visto che è un pezzo di popolazione non vaccinata». Al contrario una frenata arriva da Francesco Vaia, direttore dell’istituto Spallanzani che reputa che per i bambini tra i 5 e gli 11 anni «sia ancora troppo presto. Non ci sono ancora indicazioni univoche da parte della comunità scientifica per vaccinare questa popolazione così sensibile».

Per Vaia, «dobbiamo evitare di rincorrere i comunicati stampa delle aziende. Ci sono opinioni contrastanti in merito. E quando accade il buon senso dice: aspettiamo sospendiamo, vediamo. Se le autorità regolatorie internazionali e nazionali lo approveranno e si prenderanno responsabilità, allora sì. Sono un fortissimo sostenitore del vaccino ma non è una pozione magica.

Dobbiamo lavorare come società per risolvere a monte i problemi del contagio», conclude.  Al contrario, alla luce dei contagi registrati in queste ore in America, Guido Rasi, consulente del commissario all’emergenza Figliulo, non ha dubbi: «Stiamo vedendo, già negli Stati Uniti, che la variante Delta attacca anche in età pediatrica. Sarà indispensabile vaccinare anche i bambini di questa età, e loro sono quelli che rispondono meglio ai vaccini». E ancora: «Innanzitutto per loro stessi, perché cominciano a esserci casi preoccupanti» e «c’è una fascia molto vulnerabile che va dai 3 agli 11 anni». E poi «una popolazione è protetta se sono protette tutte le fasce».

Possibilista, ottimista ma prudente anche Fabrizio Pregliasco, docente dell’Universitù Statale di Milano: «I dati di Pfizer sul vaccino anti-Covid per la fascia 5-11 anni sono interessanti, sicuramente è un primo campione non grossissimo, ma direi significativo. Io credo nella necessità, nel prossimo futuro di ampliare la platea di vaccinabili «alla luce della variante Delta. Vediamo di consolidare ulteriormente i dati» sul vaccino agli under 12 «ampliando il campione, e aspettiamo la disposizione formale di Fda e Ema».

«Questa – chiarisce ancora Pregliasco – è una bella notizia, ma è un primo passo verso qualcosa che potrà avvenire in tempi ristretti, ma penso non prima di 2-3 mesi». Alla domanda farebbe fare il vaccino a un nipotino, risponde: «Sissignore ritengo che sia necessario perché la variante Delta crea un pò di guai anche ai bambini», per esempio «la famosa Mis-C (Multisystem Inflammatory Syndrome in Children). L’1% di loro va comunque in ospedale e poi c’è l’incognita long Covid».

Infine Matteo Bassetti, direttore Clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, strasicuro: «Alle famiglie va detto che questo è un vaccino che, se confrontato con gli altri tradizionali che ogni anno vengono fatti ai ragazzi, ha requisiti di sicurezza anche migliori. Se l’Ema darà il via libera potremmo riuscire a ridurre di molto la circolazione del virus visto che oggi non abbiamo possibilità nella fascia più giovane. Se questi ragazzi vengono già vaccinati per altre malattie infettive, non vedo perché non passano essere immunizzati contro il Covid.

Affermare il contrario è ridicolo e nasconde posizioni ideologiche che non hanno nulla a che fare con la scienza». «Con la vaccinazione della fascia 5-11 anni sarebbe molto più raggiungibile l’obiettivo di arrivare alla copertura del 95% della popolazione – ricorda Bassetti – Configurando per il Covid un futuro molto simile all’influenza».

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