Reddito di Cittadinanza, il patto criminale di PD e M5S: estendere l’assegno agli immigrati

Di – Continua a far discutere la questione relativa al reddito di cittadinanza. Da un lato Salvini, Meloni, Tajani e Renzi cercano di percorrere la via della abrogazione, dall’altro Pd e grillini difendono a spada tratta la manovra e studiano un modo per perfezionarla. Difesa serrata da parte dell’ex premier Giuseppe Conte e apertura del segretario dem Enrico Letta che mira a migliorare il provvedimento.

Comunque vada, ciò che ora pare chiaro e lampante è che se mai il Rdc dovesse sopravvivere non sarà più lo stesso. Lo scopo del governo è quello di arrivare ad una decisione prima della legge di bilancio, con la speranza di fissare l’obiettivo già a settembre mettendo finalmente al lavoro il cosiddetto Comitato tecnico scientifico messo in piedi dal ministro dem Andrea Orlando. E mentre Letta va in soccorso a Conte – come raccontato oggi su ilGiornale – il titolare del Lavoro spinge per non abolire la riforma tanto cara ai 5Stelle.

L’idea degli esperti di Orlando: platea di stranieri più ampia

Come anticipato da HuffingtonPost, uno dei primi obiettivi del governo potrebbe essere quello di facilitare le modalità di accesso al reddito di cittadinanza da parte degli stranieri. Fino ad oggi servivano almeno 10 anni di residenza in Italia, tuttavia la task force di esperti che ha messo in piedi Orlando preme non solo per dimezzare tale periodo (quindi 5 anni) ma addirittura per portarlo a soli 2 anni.

Dovrebbe restare invece invariato il requisito di dimostrare di risiedere regolarmente nel nostro Paese. Secondo lo stesso quotidiano, che celebra con entusiasmo la novità all’orizzonte, ad oggi sono 2,4 milioni i beneficiari italiani del reddito di cittadinanza, contro 321mila stranieri.

Reddito più facile per le famiglie numerose

Non si tratta dell’unico ritocco che verrà effettuato per ciò che riguarda i criteri di accesso al Rdc. Il presidente del cosiddetto Comitato tecnico scientifico di Orlando, Chiara Saraceno, ha come obiettivo anche quello di combattere quella che descrive come discriminazione nei riguardi dei minorenni“Oggi nell’accesso al reddito sono privilegiate le piccole famiglie, fatte da adulti, mentre sono spesso escluse quelle numerose, con figli minorenni, dove risiede la concentrazione più alta della povertà”, dichiara la sociologa del Cts.

“Questa contraddizione va superata: una riflessione che stiamo facendo è quello di abbassare la quota base e fare una scala di equivalenza meno contraddittoria”. Le famiglie numerose con figli minorenni, quelle ritenute più povere, sono anche quelle che riescono con più difficoltà ad accedere al Rdc: i nuclei familiari senza minorenni che hanno ottenuto il reddito grillino sono stati a luglio 926mila, contro i 449mila con figli di età inferiore ai 18 anni.

La spinta per l’occupazione

Altro elemento da correggere è ovviamente quello che deve portare all’occupazione chi percepisce il Rdc: solo 1/3 dei beneficiari riesce ad arrivare a questa Fase 2. Un ostacolo è il basso livello scolastico dei richiedenti, spesso senza diploma o addirittura senza terza media. “Uno degli aspetti su cui stiamo lavorando”, prosegue Saraceno “è cosa fare per rendere i beneficiari del reddito più occupabili, partendo dalle situazioni più critiche”. Probabile che si arrivi ad organizzare dei recuperi, senza dover obbligatoriamente attendere fino alle date tradizionali di inizio anno scolastico: “Dobbiamo capire come accompagnare i beneficiari del reddito verso il mondo del lavoro”, annuncia la sociologa del Cts.

Sino ad ora era possibile rifiutare un’occupazione se inferiore a 3 mesi di durata e se non sufficientemente remunerata. L’obiettivo sarà ora quello di poter mettere in standby il Rdc anche per un lavoro occasionale della durata di un solo mese, per poi tornare a beneficiarne alla conclusione e senza dover riaffrontare tutto l’iter burocratico.

Per rendere più stringente l‘obbligo lavorativo, tra l’altro, era stato proposto anche l’obbligo di rispondere a delle proposte da parte dei centri di impiego arrivate via mail o sms. Obiettivo, quindi, quello di conferire valore legale anche alla semplice comunicazione via messaggio, così da snellire la questione della reale disponibilità lavorativa dei beneficiari del reddito di cittadinanza. Non rispondere a un sms o a un messaggio inviato via WhatsApp dal centro d’impiego con lo scopo di comunicare la disponibilità di un posto di lavoro a un beneficiario del reddito di cittadinanza diverrebbe equiparabile al rifiuto ad accettare la proposta. Al terzo no, come da regolamento, il sussidio andrebbe a decadere.

Le alleanze

Sicuramente le decisioni in merito al nuovo reddito di cittadinanza susciteranno polemiche, soprattutto da parte di quei partiti che spingono per la sua cancellazione. I numeri sino ad ora, del resto, non sono stati buoni. I posti di lavoro ottenuti grazie alla misura grillina sono stati assai pochi, e questo è innegabile: solo uno su dieci, secondo quanto riferito dalla Corte dei Conti, avrebbe trovato impiego, con 150 mila contratti siglati, ossia circa il 5%.

Solo un beneficiario su due, del resto, ha realmente le possibilità di ottenere un lavoro. Dal gruppo dei percettori, infatti, vanno tolti i 128mila nuclei con le pensioni di cittadinanza ed i 450mila disabili. Tanti, inoltre, i furbetti del reddito, che denunciano situazioni non vere pur di ottenere il sussidio. Solo ieri ad Alessandria, come riportato da Il Resto del Carlino, sono state denunciate 30 persone.

E così la maggioranza di governo si divide sul tema, con Conte ancora deciso a mantere il reddito, una misura di “necessità e civiltà” e il fronte del centrodestra più Renzi deciso ad abolirlo. A soccorrere i grillini, in queste ultime ore, è stato proprio Enrico Letta. “Il presidente del Consiglio ha aperto una discussione che consenta di migliorare e di prendere il buono che c’è stato, però superando quei limiti che si sono riscontrati. Credo che questo sia il metodo migliore e noi siamo su questo metodo“, ha infatti dichiarato il segretario del Partito democratico, siglando di fatto l’alleanza con i pentastellati.

A schierarsi a favore del reddito grillino anche il candidato sindaco di Roma per il centrosinistra Roberto Gualtieri: “Sarebbe un errore cancellare il reddito di cittadinanza“, ha dichiarato infatti l’ex ministro dell’Economia e delle finanze, come riportato da Agi. “L’Italia mancava di uno strumento universale di sostegno, che è giusto. Leggo di referendum per l’abolizione, cose abbastanza strampalate, che poi non si faranno. Giusto invece cambiare e rafforzare la parte delle politiche attive sul lavoro. Ci sono le risorse del Recovery che possono aiutare nell’interazione con i centri regionali per la formazione e l’avviamento al lavoro“, ha concluso.

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