Il “trombone” di Repubblica Scalfari: “Bisogna approvare lo Ius Soli anche se gli italiani sono scettici”

Di Eugenio Scalfari scende in campo in favore dello ius soli con un lungo editoriale pubblicato sull’edizione de la Repubblica oggi nelle edicole. Una delle firme più autorevoli del giornalismo italiano ha voluto lasciare per iscritto il suo endorsement a una delle questioni più calde dell’attuale dibattito politico, riaccesa dopo le Olimpiadi di Tokyo e le vittorie (o mancate tali) della squadra italiana.

Il fondatore de la Repubblica, riprendendo quanto già detto da Renzo Guolo sul quotidiano, ha analizzato il nodo principale della discussione basato sullo scetticismo di molti italiani all’inclusione dei migranti di prima e seconda generazione, che lui attribuisce a “motivi ideologici e identitari, per timore della concorrenza sul piano del welfare e del lavoro, per paura del futuro“.

Si tratta, in realtà, di una semplificazione del tema, che non tiene in considerazione altri aspetti del dibattito, forse anche maggiormente frenanti, come quello inerente la cultura e quello sulla sicurezza. Ma nel suo editoriale, Scalfari richiama la politica alla sua responsabilità, sottolineando che “queste preoccupazioni vanno affrontate” e “non negate o peggio ignorate“.

Per Scalfari lo ius soli è un tassello “nella più vasta discussione sull’integrazione culturale. Ed è su questo punto che vanno fornite rassicurazioni“. Per avvalorare la sua tesi, l’editorialista considera il blocco europeo come un unico grande blocco che si estende dalla Spagna e alla Russia sull’asse ovest-est e dal mare del Nord alla Grecia, arrivando fino all’altra sponda mediterranea, in Egitto.

Sono varie etnie, varie comunità, spesso in lite tra di loro: ciascuno difende le proprie famiglie, le proprie amicizie, i propri interessi. Poi dovrebbero congiungersi per lottare uniti contro gli altri gruppi che hanno interessi contrastanti“, scrive l’editorialista. Dalla Danimarca all’Egitto, da Gibilterra alla Turchia, per Scalfari “questo è il blocco spettacoloso, nell’ambito del quale sono passati secoli e secoli, storie e storie, guerre e alleanze, religioni e divinità“.

Il giornalista, quindi, include in quest’ampia analisi il discorso sul cristianesimo, la cui “nascita è dovuta in parte agli ebrei ma soprattutto al giovane Gesù di Nazareth“. Il vero Gesù, scrive Scalfari, “si rivela da solo nell’Ultima Cena e poi nell’Orto di Getsemani dove il nuovo portatore di Dio si recò cercando il contatto divino tra lui e un supposto Dio il quale tuttavia ne rifiutò la presenza“. Ed è proprio nell’Orto dei Getsemani con l’arresto di Gesù che, per Scalfari, “cominciò in questo modo la spaventosa passione di una moderna divinità“.

Anche Dio, per il fondatore de la Repubblica, è divinità. “Divino ma non unico. Le religioni, come abbiamo già visto, sono molteplici anche se tendono all’unificazione dell’Ente. Nasce in questo modo una immensa categoria di pensiero: gli Dei, il Dio“, scrive Scalfari. In questa visione divina uniformatrice, il giornalista equipara Papa Francesco a Cartesio, Eraclito e Parmenide. L’attuale pontefice, secondo Scalfari, “ha in mente una divinità che si compone di energia e di identificazione dell’universo con il Dio unico e totale. Con lui terminiamo con un Dio che si identifica con la vita“.

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