Un “pianetino” sta per attraversare il Sistema Solare. No, Nibiru non c’entra

Un corpo celeste di almeno 100 km di diametro attraverserà il Sistema Solare nei prossimi anni, passando fra l’orbita di Saturno e quella di Urano nel suo momento di massimo avvicinamento al Sole (perielio) intorno al 28 gennaio 2031. Non c’è alcun pericolo di collisione o di altri effetti, a parte uno spiccato interesse da parte degli astronomi per un oggetto transnettuniano, ossia proveniente da ben oltre l’orbita di Nettuno e quindi prezioso testimone che conserva tracce delle condizioni primitive del Sistema Solare.

L’oggetto, denominato 2014 UN271, attraverserà il piano dell’eclittica grosso modo l’8 agosto 2033, con un’inclinazione di 95.5°. Ha un periodo orbitale di 398.692 anni. Al perielio starà viaggiando a 12,7 km/s: troppo veloce per qualunque sonda spaziale che vi possa atterrare, ma forse un passaggio ravvicinato (fly-by) sarebbe possibile. 

La scoperta, effettuata usando i dati raccolti dall’osservatorio di Cerro Tololo, nelle Ande, con lo strumento DECam accoppiato al telescopio Blanco da 4 metri, è stata annunciata dall’astrofisico Pedro Bernardinelli, che lavora al progetto Dark Energy Survey, e da G. Bernstein.

La natura di questo corpo celeste è ancora da chiarire, da quel che ho capito: potrebbe trattarsi di una cometa molto grande o di un pianeta molto piccolo. C’è ancora parecchia incertezza sulle sue dimensioni, che potrebbero essere fra 130 e 370 km.

I dati del JPL Small-Body Database riguardanti 2014 UN271 sono qui (basta immettere il nome nella casella di ricerca) insieme a un grafico interattivo tridimensionale della traiettoria. I dati del Minor Planet Center della NASA sono invece qui

Come si nota dal nome, l’oggetto è stato annunciato solo ora ma è presente in osservazioni risalenti agli anni scorsi, analizzate impiegando oltre 15 milioni di ore-CPU. Questa analisi ha rilevato oltre 800 oggetti transnettuniani.

Ma se, solo per ipotesi, fosse in rotta di collisione?

Visto che i calcoli escludono con grandissimo margine qualunque possibilità di collisione con la Terra o con altri pianeti, possiamo esplorare, per pura curiosità, che cosa succederebbe se un oggetto di 100 km di diametro colpisse la Terra a 12,7 km/s. Visto che cominciamo a scoprire che gli oggetti di questo genere sono numerosi e arrivano con poco preavviso (una decina d’anni, in questo caso, insufficienti per qualunque tentativo di deviazione con gli attuali mezzi spaziali), forse vale la pena di ragionarci su anche abbastanza seriamente.

Possiamo simulare l’impatto usando il sito di simulazione dell’Imperial College di Londra: ipotizzanndo che cadesse sulla terraferma a 90°, produrrebbe un cratere transitorio di 263 km di diametro, profondo 93 km, che poi si assesterebbe a un diametro di 546 km e una profondità di 2 km. Ci sarebbe un sisma di magnitudo 11.3 della scala Richter (più forte di qualunque terremoto mai registrato). Verrebbero fusi o vaporizzati 376.000 chilometri cubi di roccia, producendo un “inverno nucleare” per oscuramento del Sole, che bloccherebbe la crescita di tutte le piante e causerebbe un crollo delle temperature planetarie.

Anche stando a 5000 km di distanza dal punto d’impatto, quattro ore e spiccioli dopo l’impatto si verrebbe investiti da un’onda d’urto atmosferica a 700 km/h, con un’intensità sonora di 101 decibel. Persino a quella distanza, crollerebbero gli edifici e si sfonderebbero i vetri, generando una nuvola di proiettili taglienti. Fino al 90% degli alberi verrebbe abbattuto. Ci sarebbe giusto il tempo di assistere all’impatto in TV e dire per bene addio ai propri cari.

In sintesi: sarebbe un evento difficilmente sopravvivibile, e i sopravvissuti probabilmente non sarebbero entusiasti del mondo nel quale si ritroverebbero. Forse è il caso di pensare alla prevenzione. Ma questa è un’altra storia.

Fonti aggiuntive: Emily Lakdawalla.

 

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