Indagati per critiche a Mattarella, avvocati: “Ma quale vilipendio, vogliono metterci a tacere”, “Deriva sovietica”

Di Eugenio Palazzini – Roma, 12 mag – La procura di Roma ha indagato 11 persone, accusate di offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica. Tra gli indagati c’è pure Francesca Totolo, collaboratrice del Primato Nazionale, che si è dichiarata completamente estranea ai fatti e a cui ribadiamo la nostra massima solidarietà. “Mi auguro ci siano ragioni solidissime per la retata nei confronti di 11 persone accusate di una ‘rete sovranista’ su internet e forse di ‘vilipendio al Presidente della Repubblica’.

Altrimenti ci troveremmo davanti a un episodio che ricorda i peggiori regimi autoritari”, ha scritto Giorgia Meloni su Twitter. La sensazione di essere di fronte a un sistema repressivo è d’altronde piuttosto lampante. Al riguardo abbiamo intervistato Domenico Di Tullio, avvocato di Francesca. Avvocato, ieri la nostra collaboratrice Francesca Totolo è stata svegliata all’alba dai carabinieri del Ros. E’ indagata con altre 9 persone in quanto avrebbe offeso l’onore e il prestigio del capo dello Stato. E’ davvero così?

“Nutro il sincero dubbio che la mia assistita abbia mai offeso l’onore e il decoro del Presidente della Repubblica, che in ogni caso non essendo dotato di infallibilità è soggetto a critiche del suo operato”. Sorvegliare e punire le idee, scandagliarle per reperire una traccia di inaccettabilità rispetto al verbo unico. Siamo ancora in uno Stato di diritto?

“La Procura di Roma si è mossa sul nucleo speciale anti-odio online, una sorta di psicopolizia creata ad hoc per perseguire e punire eventuali offese a figure istituzionali. Siamo certamente in un contesto degno dell’Unione Sovietica di Stalin, non in uno Stato di diritto che fa della libertà di opinione una bandiera. Noi siamo la patria e la culla del diritto. E adesso vediamo applicata una pruderie di stampo nordamericano a millenni di cultura giuridica svilita da queste leggi speciali e da queste azioni penali indirizzate a punire soltanto alcuni invece che cercare e perseguire i delinquenti”.

La sensazione è che oggi una semplice opinione possa essere considerata una minaccia…

“Dove l’opinione arriva a essere considerata minaccia, istigazione a delinquere e insulto evidentemente non siamo di fronte al diritto dei nostri padri costituenti. Perché la libertà di opinione è comunque sempre garantita dalla nostra Costituzione, come la possibilità di manifestarla. Quando l’opinione diventa reato non c’è democrazia ma uno stato totalitario e liberticida, c’è il comunismo”.

L’avvocato di Gervasoni:

Avvocato, ieri il professore Gervasoni è stato svegliato all’alba dai carabinieri del Ros. Il controllo del dibattito viene affidato addirittura all’antiterrorismo. Siamo davvero di fronte a una psicopolizia orwelliana?

“La vicenda ricorda l’immagine di un colpo di artiglieria pesante per colpire una supposta mosca. Per un reato di questo tipo, ove mai esistente, per il quale basterebbe la prova di un semplice screenshot di una dichiarazione pubblicata sui social – prova facilmente acquisibile – si dispongono perquisizioni e sequestri in varie parti d’Italia nei confronti di una pluralità di persone tra cui appunto il professor Gervasoni. Siamo di fronte a una forma di delirio giudiziario. Ma sa qual è la cosa più sconcertante di questa vicenda?”.

Qual è?

“Nel decreto che dispone il sequestro di sistemi telematici si chiede anche la verifica e il sequestro di conversazioni avvenute tramite whatsapp. Come fonte di prova per un supposto reato di vilipendio si prende lo scambio di messaggi privati? Quanto affermato in una conversazione privata può essere considerato vilipendio? Assurdo. Inoltre si mettono sotto inchiesta professori come Gervasoni e giornalisti. Si vuole alzare il tiro colpendo la libertà di espressione che non c’entra nulla con il vilipendio. Se dicessi pubblicamente “Mattarella cornuto” sarebbe vilipendio, se dico viceversa che disattende la Costituzione è esercizio sacrosanto del diritto di critica.

Oggi, in Italia, una legittima opinione può quindi essere considerata una minaccia?

“Guardi, di recente c’è stata una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che vedeva una situazione identica. Un cittadino francese accusato di vilipendio al capo di Stato francese. La Corte europea ha confermato il diritto di ogni cittadino di esprimere tutte le critiche che vuole nei confronti di chiunque a cominciare dal Capo di Stato. Una cosa dunque è l’insulto, l’altra è il diritto di critica. Qua invece si è voluto alzare il tiro. Si colpiscono giornalisti, blogger, professori. Si mette a tacere il pensiero libero, cosa di una gravità assoluta.”

Eugenio Palazzini

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