Si sta creando un pericoloso crocevia in cui confluiscono il potere economico, il potere sanitario, il potere mediatico-ideologico e il potere giudiziario. Rispetto a questi poteri poco o nulla può fare l’unico ambito di potere che può avere una legittimazione popolare, difforme rispetto a quello decretato dall’establishment: mi riferisco alla politica.
Che è divisa grosso modo in tre fasce: quella di chi è d’accordo con questo regime della sorveglianza, anzi ne diventa promotrice; chi si lascia trascinare dalla corrente, non oppone resistenza, asseconda, tace e dunque acconsente per non farsi accusare di essere retrogrado; chi vi si oppone, quando sta all’opposizione ma poi abbozza per compromesso o quieto vivere quando è al governo; o al più si limita a frenare, a rallentare il decorso, senza mai opporre un organica visione alternativa.
Siamo entrati in un regime della sorveglianza che non è una vera dittatura o un sistema totalitario, impensabili in un sistema globale e mercatista; ma è una forma potente di coazione pratica e costrizione psicologica, talvolta anche giudiziaria. Mai come oggi, anche grazie all’emergenza indotta dalla pandemia, la libertà ha subito restrizioni senza precedenti che hanno colpito diritti elementari e sfere di libertà in uso nella vita quotidiana.
E quando accetti limitazioni assai stringenti seppure per motivazioni sanitarie, opponi poi meno resistenze a chi ti impone un reticolo sempre più fitto di limitazioni anche in altri campi. La coazione è virale e progressiva, come la paralisi; l’inibizione della libertà e della non conformità si estende facilmente anche ad altri ambiti.
Un gioco pericoloso in cui non sara' piu' facile uscirne.
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