La Murgia torna a sparare sui militari: “I generali restino in caserma”. Poi il vomito d’odio: “I leghisti non capiscono”

ncredibilmente ribadisce: è tutto “ovvio”. E insulta in modo clamoroso politici e sostenitori di un partito. La scrittrice Michela Murgia è stata travolta dalle critiche per la frase sul generale Francesco Maria Figliuolo a DiMartedì, su La7, e sulla divisa da militare che sa di “dittatura”. “Io gli unici uomini che ho visto in divisa davanti alle telecamere, che non fossero le forze dell’ordine durante un arresto importante, sono i dittatori. Quando vedo un uomo in divisa mi spavento sempre, non mi sento più al sicuro. Non sono sicura che la categoria bellica sia la categoria con cui si può responsabilizzare un paese. Ci spaventa di più”, aveva detto la scrittrice che oggi torna a spiegare quelle parole con una lunga intervista a La Stampa. Un fiume di parole quello della Murgia, che insiste su un solo (e fragilissimo) argomento: quello che ha detto è ovvio.

“Chiariamo: non volevo assolutamente essere provocatoria. Floris mi ha chiesto di interpretare semiologicamente le frasi del generale. E io ho semplicemente detto che era un linguaggio da guerra. Che quel linguaggio non mi rasserena. E che affidare le vaccinazioni a un generale che veste la divisa è un forte atto simbolico”. Una questione semiotica, rivendica la scrittrice, peccato che è da un anno che si usano termini bellici per descrivere la pandemia (quanti politici e virologi ha detto in questi mesi che siamo in guerra?) e ci si indigna solo perché l’alpino (commissario all’emergenza dopo il disastro del non “mimetico” Domenico Arcuri) non va in giro in giacca e cravatta. Ma appunto si parla di semiotica e il problema è il linguaggio bellico, non  il virus.

“Non mi dimentico che un anno fa, quando eravamo tutti chiusi in casa per il lockdown, inseguivano i podisti con i droni. Si è visto un elicottero correre dietro un tizio sulla spiaggia. Nelle strade c’erano solo divise. E si è arrivati alle pattuglie di militari che controllavano le buste della spesa, per vedere se c’erano fondati motivi per uscire di casa. Siamo stati tutti militarizzati con una invasione della nostra privacy”, dice la Murgia che però non ce l’ha con i militari, anzi “io rispetto i soldati. Danno lustro all’Italia nelle missioni all’estero e un contributo essenziale nelle emergenze di protezione civile. Ma io ho sollevato una questione che mi pare persino ovvia e mi stupisco dello stupore”.

“Mettere lì un generale in divisa, vuol dire che Draghi ci manda un messaggio: visto che la situazione è caotica, vi metto il massimo del disciplinato e del disciplinante. Un generale” dichiara la scrittrice famosa per aver inventato il “fascistometro” (Sic): “Sono incazzatissima. Io dico cose ovvie, e subito la destra insorge chiedendo di far chiudere la bocca a una scrittrice che fa il suo lavoro, cioè interpreta i linguaggi. Non mi pare normale, poi, che mi rispondano tre segretari di partito e una sottosegretaria”, accusa confondendo censura con legittimo diritto di critica.

“Non è una guerra e i generali lasciamoli in caserma a fare quel che devono fare, la Difesa. Guardi, se avessimo per premier un medico, e quello si presentasse con il camice bianco, direi lo stesso – conclude – È una forzatura del sintagma. Ma mentre lo dico, so già che i leghisti non capiranno“, è il veleno finale che fa chiarezza sul discorso di prima sul “tappare la bocca”. Da destra non possono criticare ma lei può insultare.

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